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Uno scritto a caso

AMORE MIO
[poesia] dicembre/1994
Gabriella Soliani
21.12.2008

Un sorriso a metà 

"E' un racconto che parla di due adolescenti che, inseguendo sogni diversi, scoprono il lato oscuro

'


"Caro diario,

anche oggi affronto la maledetta sfida con me stessa. Non riesco a vedere la mia immagine riflessa nello specchio; anche lui è un mio nemico. A scuola, per strada, sento gli occhi della gente puntati su di me, è come se un riflettore evidenziasse i miei difetti...

E' un mese che le provo tutte, ma il mio corpo sembra beffeggiarmi, si diverte a gonfiarsi! Ah se ci fosse Maria, lei si che mi avrebbe capita... quanto mi mancano le nostre chiacchierate e i nostri pomeriggi nel parco ad allenarci...!"

Alice era una ragazzina di quindici anni che, da un mese, aveva perso l'unica vera amica che aveva e in cui credeva ciecamente. Si erano conosciute all'asilo e, da allora, non si erano più separate. Elementari, medie, persino al liceo, sempre insieme, unite da un legame indissolubile. Nonostante avessero sogni diversi- Alice amava scrivere e Maria ballare- avevano molte cose in comune, ma una più di tutte: diventare famose.

Alice e Maria erano nate nella stessa cittadina, ad un passo dal mare e, spesso, prendevano i loro motorini e andavano su quelle meravigliose spiagge, dove si divertivano a rincorrersi e a giocare.

Avevano appena quindici anni e i loro sorrisi erano talmente radiosi che riuscivano a coinvolgere anche la persona più triste; in paese le avevano denominate "raggi di sole".

Alice aveva lunghi capelli neri, che molto spesso raccoglieva in colorate codine, occhi verdi, labbra carnose e un sorriso smagliante. Non era magrissima, ma come tutte le ragazze della sua età aveva il complesso del fisico "asciutto" e palestrato.

Maria, invece, era bionda, con gli occhi color del cielo; il suo sguardo era sempre perso nel vuoto, da eterna sognatrice. Come tutte le ballerine di danza classica, era molto magra, fisico tonico e senza imperfezioni; si divertiva a prendere in giro Alice quando si rattristava per via delle sue curve.

Era estate, quando il sorriso di Alice si spense definitivamente e il duo "raggi di sole" scomparve con esso. Fu un lampo a separarle, uno stupido bagno al largo che trascinò, con la corrente, il piccolo corpo della dolce ballerina. Alice non se ne fece mai una ragione e si ritenne responsabile dell'accaduto: se avesse avuto un fisico più tonico, avrebbe di sicuro battuto quel mostro che stava portando con sé la sua migliore amica.

Fino ad un attimo prima dell'accaduto, erano insieme, su un piccolo pedalò che le vedeva protagoniste di tuffi acrobatici, al largo di quella magnifica distesa blu. Accompagnate da grandi risate e da una comitiva assai divertita, sembravano delfini che nuotavano liberi e spensierati in quello che, dopo poche ore, si trasformò nel loro peggior nemico. Ad un tratto il cielo si velò ed il mare cominciò ad agitarsi, lasciando che le sue acque prima calme, si gonfiassero e piccoli mulinelli riempissero quell'enorme tavola. Alice era salita sul pedalò, mentre Maria era ancora in acqua, intenta a fare il suo ennesimo spettacolo acquatico... Fu un attimo perché quella grossa corrente, portasse con sé Maria. Alice gridò con tutta la sua forza e, cercò disperatamente di aiutare la sua piccola amica che cercava invano di lottare con quel nemico che si accaniva ferocemente contro di lei. I soccorsi arrivarono in ritardo e, non servirono nemmeno le bracciate frenetiche di Alice.

Si ritrovò, presto sulla spiaggia, portata in salvo da un bagnante ma, non appena aprì gli occhi, si rese conto che la sua amica non era più accanto a lei e cominciò a dimenarsi e a piangere contro chi le stava prestato soccorso. Prima di svenire, avvertì una dolce sensazione, era come se qualcuno le stesse baciando il viso... Al suo risveglio le dettero la triste notizia: Maria non ce l'aveva fatta, era morta prima di arrivare in ospedale. In un attimo il suo cuore si spezzò, lasciando che interminabili lacrime le rigassero il viso. Da quel giorno Alice, si ritenne colpevole della scomparsa della sua amica, attribuiva tutte le sue colpe al suo fisico poco "scattante" e iniziò a vederlo come l'unico nemico da combattere...

Scriveva sul suo diario tutto il suo disprezzo per un corpo che non aveva nulla di sbagliato, ma che nella sua mente era divenuto ciò che non le aveva permesso di aiutare la sua migliore amica.

Non sorrideva da oltre un mese e le sue uscite diventarono rare; si limitava solo ad andare a scuola dove, però, sentiva sempre gli occhi dei suoi compagni puntati addosso, come se la giudicassero e le imputassero una pena più grane di lei.

Ottobre era alle porte e l'aria si faceva pungente. Alice si recò al cimitero, come suo solito- neanche la morte le aveva separate; passava le sue giornate a dialogare con una foto che sembrava darle delle risposte- e, mentre fu presa da una crisi di pianto, sentì una mano poggiarsi sulla spalla e una dolce voce le ricordava i bei momenti trascorsi insieme, rassicurandola. nessuno la giudicava colpevole... Alice si voltò subito, lasciò che quella voce le entrasse nel cuore, ma presto si rese conto che quel triste cimitero era vuoto e non c'era nessuno che le tenesse la mano sulla spalla.

Tornò a casa con un senso di tranquillità inspiegabile e con una frase che echeggiava dolcemente nella sua testa: "Devi sorridere e non lasciare che la nostra amicizia si trasformi in un debole sorriso a metà".

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Marilisa Gentile pubblicato il 29.05.2008 [Testo]


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